Sicilia, ogni anno spreco di 400mila tonnellate di alimenti

In Sicilia è stato stimato uno spreco di 400mila tonnellate di alimenti ogni anno. Questo quanto emerge dallo studio di Giuseppe Mancini, docente dell’Università di Catania e presidente dell’Associazione Nazionale di Ingegneria per l’Ambiente e il Territorio. “I protagonisti in negativo sono distribuiti equamente tra famiglie e operatori economici e tra questi ultimi il settore prevalente è l’agricoltura, responsabile per oltre il 35%, mentre distribuzione e ristorazione concorrono rispettivamente per il 10% e il 5% L’industria è la più virtuosa concorrendo per un fisiologico 2%. Purtroppo solo una piccola parte di questi prodotti, meno del 5%, viene donata a chi ne avrebbe davvero bisogno. Il resto diventa spreco alimentare e quindi rifiuto che determina rilevanti esigenze di gestione e relativi impatti, economici e ambientali”. Il docente ha illustrato la situazione in Sicilia nel corso dell’incontro “Conoscere per non sprecare: Lotta allo spreco Alimentare al quadrato”. L’evento è stato organizzato ai Mercati Agroalimentari all’Ingrosso Sicilia da Rotary Club Area Aetna, Associazione Ingegneria per l’Ambiente e il Territorio, Banco Alimentare e Università di Catania. In Sicilia il Banco Alimentare – grazie a 2 delle 21 sedi italiane (Catania e Carini) – nel 2020 ha recuperato, raccolto e ridistribuito oltre 12.890 tonnellate di alimenti. Inoltre la collaborazione stabile con 671 organizzazioni caritative ha reso possibile sovvenire continuativamente alle esigenze di circa 240mila siciliani che versano in stato di bisogno.

Quasi il 4% della superficie agricola nazionale e circa l’1,5% dei volumi irrigui a livello nazionale vengono utilizzati ogni anno per coltivare prodotti che poi, sotto forma di scarto alimentare, diventeranno rifiuti senza alcun beneficio e con rilevanti impatti – dice Mancini -. Oltre all’inutile consumo di acqua e suolo, la gestione complessiva di questi prodotti avrà prodotto lungo l’intera filiera circa l’1% delle emissioni complessive di anidride carbonica a livello nazionale. Con riferimento alla produzione di rifiuti si evince come il 20% del rifiuto urbano residuo sia costituito da scarto alimentare di cui circa un terzo ancora edibile. Nei comuni siciliani dove la raccolta differenziata ha raggiunto valori in linea con gli obiettivi nazionali, l’aliquota di scarto alimentare nel rifiuto umido (l’organico) può raggiungere anche l’80-85%. Un quarto di questo cibo si poteva ancora consumare. In sintesi ogni siciliano genera in media circa 100 chilogrammi di rifiuto alimentare di cui almeno 30 (pane, ortaggi e frutta su tutti) sarebbero stati certamente evitabili attraverso un comportamento più consapevole e più sostenibile”.

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